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Bambino che russa, cause e soluzioni
Anche i bambini russano. Circa due bambini su tre, infatti, hanno un sonno rumoroso o molto rumoroso. Spesso la colpa può essere nel naso chiuso o raffreddato, ma nella maggioranza dei casi la causa primaria è da ricercare nelle adenoidi. In genere, il russamento può essere infatti dovuto ad un ingrossamento, o ipertrofia, delle adenoidi, quei piccoli ammassi di tessuto linfatico che si trovano fra naso e gola e che, aumentando di volume, possono rendere difficile il passaggio dell’aria e quindi il respiro.
Perché si russa: le adenoidi
Se la via respiratoria è in qualche modo ristretta e il passaggio dell’aria non è libero, il flusso dell’aria stessa ‘sbatte’ contro gli ostacoli che incontra generando il rumore tipico del russare.
Si stima che i problemi di russamento interessino fino al 27% dei bambini di età compresa tra i 2 e i 6 anni. E il naso chiuso è la condizione alla base del russamento in età pediatrica. In oltre l’80% dei bambini le difficoltà respiratorie che generano russamento sono dovuti ad ipertrofia delle adenoidi.
Aumento delle dimensioni delle adenoidi in età pediatrica
Non a caso è in età infantile, quindi proprio tra i 2-6 anni, che aumenta la possibilità di infezioni/infiammazioni delle alte vie respiratorie, a loro volta causa dell’aumento della dimensione delle adenoidi. E se le adenoidi si ingrossano impediscono la corretta respirazione durante il sonno dei bambini con probabilità di generare oltre al russamento, anche l’insorgere di un altro tipo di disturbo del sonno, la cosiddetta ‘sindrome da apnea notturna’ con interruzione del respiro e fatica a riposare bene. Il bambino, quindi, al risveglio potrebbe sentirsi assonnato e svogliato. Ma andiamo ad indagare quella che per gli esperti sono le responsabili principali del russamento e dei disturbi del respiro notturno: le adenoidi.
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Cosa sono le adenoidi
Le adenoidi sono un ammasso di tessuto linfatico, tessuto che insieme a quello delle tonsille, è la sentinella all’ingresso del nostro corpo: esso, situato al confine fra il naso e la gola, riconosce ogni molecola estranea, come virus e batteri, e produce gli anticorpi per bloccarla e proteggere dalle infezioni le basse vie respiratorie. Il tessuto linfatico di cui sono costituite le adenoidi è ricco di linfociti, cellule del sistema immunitario, specializzate nell’analizzare i germi che penetrano attraverso il naso.
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Le adenoidi producono tali anticorpi in grande quantità, ma di scarsa qualità; questo meccanismo è alla base del loro eccessivo ingrossamento, tipico del bambino.
In realtà la funzione anticorpale delle adenoidi è transitoria e assolutamente marginale nell’equilibrio del sistema immunitario.
Che fare se il bimbo russa?
Se un bambino è in buona salute non russa. Questo è certo. A meno che lo stesso bambino non soffra di una deviazione del setto nasale, cosa facilmente riscontrabile dall’otorino con una semplice visita. Detto questo, è vero che il russamento è piuttosto frequente e comune, riscontrabile almeno nel 35% della popolazione.
Se il bimbo russa per brevi periodi può semplicemente essere in corso una infiammazione delle vie respiratorie che ovviamente provoca un’ostruzione e quindi rende il passaggio dell’aria più complicato. Se invece il russamento del bambino tende a prolungarsi nel tempo è evidente che c’è qualcosa che non va.
Questo deve essere un primo campanello d’allarme: evidentemente c’è un’ostruzione delle vie respiratorie non legata ad un’infiammazione passeggera. E’ dunque opportuno far esaminare il caso ad uno specialista poiché se il bimbo continua a russare, e quindi a respirare nel sonno con la bocca aperta, può facilmente essere presa di infezioni che tendono a divenire croniche, bronchiti e sinusiti in primis. Questo perché l’aria non viene più filtrata, umidificata e riscaldata dal naso e arriva direttamente ai bronchi irritandoli.
Il russamento, peraltro, come già accennato in premessa, può essere la spia di disturbi respiratori del sonno, come ad esempio la sindrome delle apnee ostruttive, sindrome che rischia di alterare la qualità del sonno. E tutti sappiamo come, soprattutto durante l’accrescimento, il sonno notturno costituisca un elemento importante per lo sviluppo generale e psicomotorio del bambino.
Pertanto, in questi casi, è sempre opportuno rivolgersi ad un otorino al fine di valutare la situazione ed evitare complicanze anche gravi come ad esempio otiti, raffreddori cronici, sinusiti, tosse cronica, ma anche sviluppo non corretto dei denti, difetti e ritardo nel linguaggio e addirittura sordità.
Quando sottoporre il bimbo ad una visita dall’otorino
Come già detto, quando il russamento si ripresenta più volte, è sempre utile rivolgersi allo specialista. E’ opportuno, quindi, ‘ascoltare’ il sonno del nostro bambino (e anche il suo comportamento durante il giorno) e verificare se si presentano condizioni come quelle sotto riportate: lunghe fasi di russamento per più di 5 notti, apnee, sonno agitato con frequenti risvegli, abbondante salivazione nel sonno, sudorazione nelle prime ore del sonno, posizioni anomale durante il riposo, irritabilità, nervosismo o sonnolenza durante il giorno, problemi di comportamento e rendimento a scuola.
Con la visita specialistica si risale alla causa del russamento
La visita specialistica consente di capire la causa del russamento, che – precisiamo ancora una volta – non è una malattia, ma solo un sintomo di un problema tra naso e gola. Lo specialista, grazie a pochi e semplici esami non invasivi, può individuare il fattore scatenante e decidere la cura migliore per eliminarlo. Nella stragrande maggioranza dei bambini la causa principale è l’ostruzione delle prime vie aeree da ingrossamento delle adenoidi.
Curare le adenoidi ingrossate è fondamentale al fine di evitare che la situazione diventi cronica e per consentire al bambino uno sviluppo fisico e cognitivo nella norma. Tra l’altro, per risolvere un ingrossamento cronico delle adenoidi, o ipertrofia cronica, diventa necessario intervenire sempre chirurgicamente, mentre se si interviene per tempo, oltre ad evitare le complicanze prima elencate, si può evitare la chirurgia tradizionale, invasiva, a vantaggio di un trattamento indolore e non invasivo perché senza utilizzo di bisturi.
Come si capisce se le adenoidi sono ingrossate? La diagnosi
Come detto in precedenza, il russamento ‘cronico’ è un campanello d’allarme da prendere seriamente. La diagnosi corretta di ipertrofia o ingrossamento delle adenoidi può essere fatta tuttavia solo dallo specialista otorino cui è opportuno rivolgersi quando il nostro bambino russa a lungo.
Lo specialista può farsi un’idea abbastanza precisa interrogando i genitori e osservando la condizione delle prime vie respiratorie, a volte con l’ausilio di esami endoscopici (fibroscopia).
Nei casi dubbi lo specialista richiederà uno studio del sonno chiamato polisonnografia digitale domiciliare (il bambino dorme con un piccolo computer che registra il flusso d’aria ed altri importanti parametri vitali).
Il pediatra non possiede gli strumenti per determinare con certezza la presenza e la gravità del disturbo e la presenza di adenoidi ingrossate. Tra l’altro molto spesso una diagnosi non corretta sfocia nella prescrizione di farmaci tanto inefficaci quanto dannosi per il bambino.
L’ipertrofia delle adenoidi può essere evidenziata solo ed esclusivamente con la video fibroscopia, esame ambulatoriale veloce, indolore, preciso e documentale (ai genitori del bambino viene rilasciata documentazione fotografica e in filmati dell’ipertrofia delle adenoidi, elemento utile per seguire gli eventuali benefici delle cure eseguite).
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Esistono farmaci per curare le adenoidi?
Nelle fasi iniziali, curando i bambini con costanza durante l’inverno, è ancora possibile una regressione dell’ipertrofia.
A questo scopo possono essere di volta in volta utilizzati:
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- antibiotici,
- decongestionanti nasali
- cortisonici.
Tali farmaci, tuttavia, risultano palliativi carichi di effetti collaterali quando le complicanze siano già presenti o siano state sottovalutate.
Fra i farmaci più usati nella cura delle adenoidi:
- Antibiotici (Augmentin, Zimox, Panacef, Cefixoral, Zitromax)
- Cortisone (Bentelan)
- Aerosol (Clenil, Fluibron)
- Antistaminici (Tinset)
- Immunostimolanti (Broncho Vaxom, Broncho Munal)
- Lavaggi nasali
- Gocce auricolari (Anauran)
- Cure termali
E la mamma si chiede: “operare o no le adenoidi”?
Come abbiamo visto, in caso di sospetto problema alle adenoidi, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, il russamento frequente deve insospettirci in tal senso, è sempre opportuno rivolgersi all’otorino, l’unico specialista in grado di diagnosticare correttamente lo stato delle adenoidi del nostro bambino.
Non sottoporre il piccolo ad una visita accurata può infatti indirizzarlo verso una ipertrofia cronica delle adenoidi, con tutte le complicanze, anche gravi, che abbiamo prima elencato. Spesso, poi, come abbiamo detto poco sopra, è complicato ottenere risultati con le cure medico-farmacologiche, rischiamo infatti solo di ‘bombardare’ inutilmente il bimbo con antibiotici e cortisonici dal timido effetto palliativo e dalle controindicazioni importanti.
L’unica terapia che offre risultati stabili è rappresentata dall’asportazione delle adenoidi, soprattutto se notiamo l’apparire di complicanze tipiche dell’ipertrofia come raffreddori ricorrenti, sinusiti ricorrenti, russamento prolungato, apnee notturne, otite frequente.
Ma senza adenoidi il bimbo perde le difese immunitarie?
Altra domanda che giustamente si fanno i genitori è se ‘senza adenoidi il bimbo può essere più esposto alle malattie perché privato di difese immunitarie. La risposta è no, anzi, è proprio la presenza di adenoidi malate a divenire causa di frequenti malattie, anche con possibili e gravi complicanze. Se malate, infatti, le adenoidi obbligano a ripetute terapie antibiotiche che, a loro volta, provocano un’alterazione delle difese immunitarie. Tra l’altro, con le nuove modalità non invasive di intervento in endoscopia a radiofrequenze, la rimozione è non solo indolore ma anche precisissima permettendo di preservare la parte di adenoide non in eccesso e quindi anche la sua funzione di ‘cane da guardia’ di germi e batteri. Con la tecnica classica di intervento, con bisturi quindi, non è invece possibile preservare il tessuto e la sua funzione ‘protettiva’. Peraltro, solo con l’intervento in endoscopia tutte le eventuali terapie mediche nasali e generali, eseguibili dopo il trattamento, saranno ancor più efficaci.
A che età si può fare l’intervento? E se poi le adenoidi ricrescono?
Spazziamo via altri dubbi, legittimi e frequenti, dei genitori. Se necessario è possibile operare le adenoidi fin dai 18 mesi di vita del bambino. E’ bene sottolineare, tuttavia, che operando dai due anni in avanti si esclude qualsiasi ‘ricrescita’ delle adenoidi (peraltro evenienza davvero rara anche in bimbi sotto i 24 mesi di vita).
Addio bisturi, ora si opera con le radiofrequenze: senza dolore e sangue
L’intervento classico per asportare le adenoidi viene effettuato con bisturi raschiando il tessuto in eccesso. E’ quindi fortemente invasivo e provoca un sensibile sanguinamento che, oltre al dolore post-operatorio, richiede l’applicazione di fastidiosi tamponi nasali.
Con le nuove tecnologie, su tutte l’operazione mediante risonanza quantica molecolare, anche detta ‘a radiofrequenze’ o ‘coblator’, è ora possibile intervenire in ambulatorio senza utilizzo di strumenti taglienti, senza dolore, anestesia e sanguinamenti.
Lo specialista otorino, al posto del bisturi, utilizza infatti un sottile aspiratore che convoglia sulle adenoidi onde ad alta frequenza che vaporizzano il tessuto in eccesso, poi aspirato ed eliminato. L’intervento dura pochi minuti, il dolore post-operatorio è praticamente assente e la guarigione molto rapida.
Tale metodica non prevede l’utilizzo dei fastidiosi tamponi nasali e comporta, lo ribadiamo, l’assenza di sanguinamenti. Con l’intervento i risultati sono definitivi, si eliminano i rischi di recidiva o persistenza della adenoidi stesse dopo l’operazione e si evita l’assunzione di farmaci, tanto inutili quanto dannosi.
Dopo l’operazione come starà il bimbo?
Dopo l’intervento il bambino potrà avvertire solo un leggero fastidio alla gola, niente di più. Dopo appena tre ore potrà bere e mangiare cibi leggeri.
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A cura del Dott. Alessandro Valieri, specialista in otorinolaringoiatria, Bologna
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